La tobin tax doveva dare miliardi, invece dà milioni, meno di 500, ma neppure sono "milioni giusti", cioè coerenti con le sue premesse logiche. Invece sono milioni sbagliati, che non riguardano gli speculatori, operanti intraday e allo scoperto, ma gli investitori di borsa, che comprano i titoli per detenerli,pagando imposte sulle plusvalenze, se e quando le realizzano. Se non le realizzano, perchè il risultato dell'investimento è negativo, pagano lo stesso la tobin tax, come avviene per tutte le imposte sul patrimonio, anzichè sul reddito (paghi anche se perdi).

Nelle intenzioni di Tobin, l'economista premio nobel che la lanciò, l'imposta patrimoniale si giustificava perchè i capitali mondiali sono apolidi, non pagano imposte sui redditi, ma da qualche borsa devono pur passare, quindi non potevano sfuggire a una imposta sulle operazioni finanziarie "intraday" purchè applicata da tutte le borse del mondo. Questo impianto giustificava un tributo che colpiva anche chi perde, semplicemente, perchè non c'era modo di distinguerlo da chi guadagna.

Era però una soluzione di ripiego, giustificata solo se adottata in tutto il mondo. Noi abbiamo realizzato una tobin tax all'Italiana, unilaterale solo sulle nostre borsei, in preda a demagogia politica, "contro le banche e i mercati finanziari", considerati brutti e cattivi dalla pubblica opinione. In termini di immagine è curioso che l'introduzione della Tobin tax sia avvenuta proprio sotto il governo Monti, avvertito come espressione delle istituzioni finanziarie. Dietro c'è forse un disegno di autolegittimazione, in quanto ci si poteva in questo modo accreditare con una immagine di serietà verso i propri stessi settori di interesse, come banche e mercati finanziari. In questo modo Monti poteva autopromuoversi dicendo che "quando si tratta di rigore non guardo in faccia a nessuno, neppure al mondo finanziarioi cui mi dite di essere collegato". È però un rigore a buon mercato. Al di là della facciata propagandistica la tobin tax italian way, riguardando un solo paese, manca l'obiettivo della generalità delle borse, e semplicemente disintermedia le nostre piazze, ed esclude i titoli di stato, italiani ed esteri, su cui avviene gran parte del trading intraday, ed esclude comunque proprio il trading Intraday, nella propria stessa sfera di applicazione.

La tassazione degli strumenti derivati è simbolica e la tassazione delle operazioni frequenti è puramente ipotetica, ed è una foglia di fico per escludere del tutto l'intraday dalla sfera applicativa ordinaria del tributo. la sua natura di mostriciattolo giuridico di mera facciata emerge anche quando si propone di colpire anche i titoli azionari italiani trattati su borse estere, con un enorme problema di effettività della sfera di sovranità nazionale italiana.

Alla fine la maggior parte del gettito deriva verosimilmente dall'ordinario investimento borsistico azionario italiano, effettuato in vista della normale oscillazione dei corsi dei titoli. È il classico provvedimento gattopardesco, che ramazza un pò di gettito sulle persone normali con la scusa di colpire speculatori, che invece non colpisce, perchè non si sarebbero mai potuti colpire neanche volendo. Però si può strizzare l'occhio alle tendenze di opinione antifinanza e antimercati (noglobal inclusi). Insomma una operazione di facciata pour epater le bourgeois.

Noi ci spaventiamo per la propaganda, e gli effetti di annunci,o da parte, di chi faceva della serietà (e della professoralità) una specie di bandiera.

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