Yoram Gutgeld e la progressività

L'intervista che segue, al consigliere economico di Renzi, contiene ragionamenti sensati , ed è tale anche la proposta di abbassare l'irpef per i redditi più bassi. Anche a me risulta un carico fiscale tedesco, su redditi analoghi, molto inferiore al nostro. Solo che c'è un problema, cioè il fondato sospetto che qualche volta i redditi  bassi siano solo la punta dell'iceberg di redditi alti, che per quanto eccede alcune decine di migliaia di euro vengono evasi. Insomma, spesso il povero è un "finto povero" e non a caso una tendenza costante degli ultimi decenni è stata quella di alzare le aliquote basse e dare deduzioni compensative a coloro che , verosimilmente , non possono nascondere ricchezza al fisco, cioè lavoratori dipendenti e pensionati. Peccato però che su questo abbiamo già dato, e sia difficilissimo politicamente abbassare le aliquote sui redditi bassi "dei soli dipendenti", anche perchè è pieno di lavoratori autonomi che davvero hanno redditi bassi , vuoi perchè sono "finte partite IVA" sostanzialmente sotto padrone in lavori precari, vuoi perchè sono marginali. Quindi il reddito è un indizio insufficiente della situazione economica complessiva, e non è un indicatore affidabile. Utilizzare il reddito è una soluzione di ripiego perchè non si hanno altre informazioni e perchè la macchina pubblica è paralizzata, incapace di gestire indicatori di poverta'. Siamo sempre li': il problema non è la riduzione della spesa, come dice Gutgeld, ma lo spirito di iniziativa e la assunzione di responsabilità della macchina pubblica. Che non funziona, soprattutto dove manca una pressione sociale forte "dal basso", ed anzi, come sul fisco, esiste oggettivamente -chiacchiere a parte- una pressione sociale verso l'inefficienza e il lassismo. La progressività, come scrivevamo su un testo recente, va infatti gestita attraverso il controllo del territorio e delle informazioni da parte del fisco, e non può essere lasciata in balia della tassazione attraverso le aziende. 

 

l Sole-24 Ore - 2013-09-26 - Pag. 12
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INTERVISTAYoram GutgeldSenatore e consigliere economico di Matteo Renzi

«Subito un taglio dell'Irpef ai redditi bassi»
NESSUN CONFLITTO
«Per le idee Letta e Renzi sono molto vicini: la collaborazione sarà inevitabile»

Emilia Patta

«Concordo con Enrico Letta quando dice che la prossima Legge di stabilità sarà il vero banco di prova per il governo. Il premier ha ricevuto varie critiche in merito alle decisioni non prese o rimandate, ma a onor del vero va detto che questo esecutivo si è insediato a metà anno, con una Finanziaria già varata e con margini di manovra strettissimi. Ora si apre invece la possibilità di lanciare segnali nuovi, e la prima cosa da fare è rimettere un po' di soldi nelle tasche degli italiani». La "difesa" del premier viene da dove forse meno te l'aspetti. Ossia dal senatore Yoram Gutgeld, considerato il guru economico di Matteo Renzi. Gutgeld, senior partner ed ex direttore della McKinsey, una delle più grandi società di consulenza economico-finanziaria al mondo, ha aiutato Renzi nella stesura del programma delle primarie dello scorso anno e proprio da quel programma rilancia in questi giorni l'idea chiave: un alleggerimento dell'Irpef pari a 100 euro netti in più nelle buste paga di chi guadagna meno di 2mila euro al mese. Praticamente tutti. Ben 16 milioni di lavoratori dipendenti. A conti fatti... «Sono circa 20 miliardi», dice.
Una bella cifra, senatore. Come pensa si possano reperire le risorse necessarie per coprire una misura di tale portata? Non è che con queste proposte si alimenta il sospetto che molti nutrono nei confronti di Renzi di essere più un creatore di slogan che un futuro statista? «Partiamo dall'inizio – spiega Gutgeld –. Abbiamo un sistema fiscale fortemente spostato sul lavoro dipendente di fascia medio-bassa. Un lavoratore che guadagna 1.200/1.500 euro al mese paga di Irpef circa il doppio di quanto paga il suo omologo in Germania. Di fronte al crollo dei consumi (anche alimentari, cosa mai accaduta prima), mi sembra chiaro si deve passare per forza da un rilancio della domanda interna. Tanto è vero che le aziende che esportano se la passano meglio».
Resta il piccolo problema delle risorse... Se Renzi fosse alla guida del governo e avesse di fronte la legislatura, come gli consiglierebbe di agire? «Si tratta di una riduzione Irpef di 15-20 miliardi – è il ragionamento di Gutgeld –. Per farla subito, già dal primo anno, l'unico modo è puntare sulla vendita degli asset dello Stato: Eni, Enel, Poste e Ferrovie da un lato; dall'altro la parte più vendibile del patrimonio immobiliare pubblico, ossia le case popolari, con prezzi di favore nei confronti degli inquilini. Dal secondo anno ci sono due leve per rendere strutturale il taglio fiscale: riduzione della spesa e lotta all'evasione fiscale. Sono d'accordo con quanto scritto da Luca Cordero di Montezemolo nella recente lettera al Corriere della sera: serve uno choc competitivo che passi dal taglio delle tasse sul lavoro e dalla riduzione della spesa con tagli non lineari. Però tagliare la spesa è operazione che richiede tempo, e non può essere affidata a un commissario, serve l'impegno diretto di tutti i ministri. La macchina pubblica costa 300 miliardi ed è possibile una riduzione del 10% nell'arco della legislatura. È un impegno da piano pluriennale, di tipo industriale».
Gutgeld continua elencando i punti forti della Renzinomics: un fisco dialogante e non persecutorio, basato sul principio dell'ex ante e non dell'ex post; un rafforzamento del Fondo di garanzia per ridurre il credit crunch che strozza le imprese attingendo ai Fondi Ue non spesi; delegificazione e gestione manageriale della cosa pubblica, con possibilità di rendere immediatamente applicabili le decisioni. Manca un riferimento alla politica industriale. Non serve più? «Se per politica industriale si intende una serie di incentivi alle imprese, bhè, allora abbiamo già dato... Se invece si intende semplificazione burocratica e snellimento della giustizia civile allora ci capiamo».
Meno tasse sul lavoro, sburocratizzazione, riforma della giustizia civile... Ascoltando il guru economico di Renzi non si può fare a meno di pensare che tra il sindaco di Firenze e il premier non ci siano poi tutte queste distanze. Le ricette di politica economica e l'idea di Paese che c'è dietro sono molto simili, al netto dei compromessi a cui è costretto Letta con il suo governo di emergenza. Un duello tutto di leadership? «Non c'è dubbio che le idee sono vicine. La collaborazione tra i due è a maggior ragione fondamentale, direi necessaria. Il conflitto è fomentato soprattutto dai media», conclude Gutgeld.
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