Prostituzione e "ladri di tasse": ma il corpo mica ce lo mette lo stato!!

La solita simpatica comparsata televisiva a unomattina sul tema (evergreen) della tassazione della prostituzione mi fa riflettere su un interrogativo lanciato nel precedente post sui ladri di tasse, dove ci domandavamo se i soldi che guadagnamo fossero prima nostri o prima della stato, diventando nostri  solo una volta pagate le imposte (vedi il post qui). La tassazione della prostituzione fornisce un indizio immediato per la risposta nel senso che la prostituta potrebbe dire "il corpo lo metto io quindi i soldi sono in prima battuta miei", dopodichè lo stato me li venga pure a chiedere. Ma non dia la colpa a me se non è in grado di organizzarsi per chiederli in modo sistematico ed efficiente. E' la riprova di quello che si potrebbe rilevare per le brioches del pasticcere o per la messa in piega del parrucchiere: lo stato mi aiuta quando lavoro? No, allora i soldi sono i miei. Si potrebbe obiettare però che lo stato crea l'intelaiatura grazie alla quale tutte queste attività , da quella della prostituta a quella del pasticcere , possono svolgersi. Benissimo, e infatti questo gli dà il diritto di richiedere le imposte, cioè di organizzarsi per determinare la ricchezza. Ma quando questa funzione pubblica di determinazione della ricchezza non funziona, non diamo la colpa a chi conseguentemente non paga, perchè le tasse si pagano quando si vede in giro che qualcuno le richiede. Se manca la sistematicità nella determinazione della ricchezza ai fini tributari, chi non riceve richieste di tributi è solo un beneficiario indiretto di uno dei tanti  malfunzionamenti della macchina pubblica. Non è un nemico del popolo ne un "ladro di tasse".Non è una perversione dei perfidi tassisti o salumieri, ma semplicemente lo stato che non sa organizzarsi per riscuotere dove le organizzazioni aziendali non arrivano. Quindi la prostituta paga di buon grado le tasse, quando la macchina pubblica gliele chiede, ma quando livadiotti le dice che è una ladra di tasse, lei legittimamente può rispondere "caro Livadiotti, il corpo ce lo metto io, mica il ministro dell'economia o il direttore dell'Agenzia delle entrate"?. Siamo sempre allo stesso punto, e sempre più tutto torna. I soldi sono di chi se li merita, e lo stato deve dimostrare di saperseli meritare organizzandosi per la determinazione della ricchezza. Gli studiosi hanno il dovere di capire e spiegare come. Solo quando ci sarà una organizzazione pubblica effiicente potremo parlare di una "perversione privata" senza lacerare la società. 

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