Sul 24 ore "nonsense" sulla riforma fiscale

La stampa ha un circuito complesso rispetto alla pubblica opinione, che può diventare perverso, e per determinate materie può diventare "socialmente pericoloso", pericoloso alla consapevolezza, alla capacità di ragionare delle istituzioni e delle classi dirigenti. Sappiamo  bene che la stampa non può, o può solo secondariamente, "fare formazione", ma per l'informazione bastano spesso  le poche righe delle agenzie di stampa. I giornali quindi "filtrano analisi" ed il sole 24 ore in materia fiscale  ha fallito nel tentativo di riempire il vuoto lasciato dall'accademia ed è caduto nella stessa trappola dell'accademia. Non è un caso,  perchè la stampa, assolta la propria funzione informativa primaria, dovrebbe comportarsi un pò come gli scienziati sociali, cioè organizzare meglio le sensazioni e le riflessioni  che si agitanoo nella pubblica opinione. Invece il sole 24 ore non dice cose sbagliate, parla senza dire nulla,  e oltretutto in modo piatto sul piano della comunicazione, della forma, della attrattività della lettura. Il che alimenta il vuoto creato dalla dottrina, alimentando la confusione e impedendo alla pubblica opinione di riflettere, di confrontarsi , di trovare punti di convergenza e di mettere a fuoco quelli di divergenza. Come avevo scritto due anni fa per le riviste di c.d. "dottrina", la parte tributaria del sole 24 ore è socialmente dannosa, e non perchè pensa cose sbagliate, ci mancherebbe altro, quanto perchè alimenta in non pensiero. Con discorsi paludati, che di scientifico hanno  solo il sussiego, ma privi di senso  compiuto sul piano  della determinazione tributaristica della ricchezza, come le parole in libertà solo appartentemente in tema pubblicate da de mita nella prima pagina del sole di oggi domenica 2 giugno 2013. Luoghi  comuni, stereotipi, ovvietà, cronache, frasi di circostanza, luoghi comuni. Fanno il paio col sussiegoso editoriale di ieri del direttore, ma non vale neppure la pena di riportarli, perchè uno non può perdere tempo tutti i giorni a spiegare perchè il sole 24 ore parla senza dire nulla in materia tributaria, anche se ma spesso  anche oltre, e pure in modo giornalisticamente piatto.  Sembra, sulla povera materia fiscale, un tentativo di ripercorrere i passi di alcuni grandi giornali, per cui nella pubblica opinione si parla di "partito di repubblica" o di "partito del corriere della sera". Con ben altre penne, mentre qui abbiamo il "partito di norme e tributi", con articoli in cui verosimilmente non si raccapezzano, dopo un paio di giorni, neppure quelli che li hanno scritti. Carta riempita, come dicevamo, che diventa straccia come quella di tutti i giornali, però in tempo reale, anzi magari  addirittura prima di andare in edicola. E' triste scrivere queste cose, ma della confusione bisogna prendere atto se la si vuole superare, mentre prenderla sul serio contribuisce ad ingigantirla. Ed è un peccato, per la comunità, per le aziende che creano ricchezza (a proposito il 24 ore qualche decina di giorni fa ha fatto su questo un titolone, come se fosse la scoperta dell'America!) che le aziende non sappiano valorizzare, e neppure cogliere la loro esternalità positiva sulla determinazione della ricchezza ai fini tributari (che poi è quello che cerchiamo di far capire in questo sito, ed è paradossalmente a favore delle aziende). Un consiglio per gli imprenditori che giustamente  lanciano attraverso il resto del loro giornale il messaggio di tornare alla manifattura. Lo facessero anche per "norme e tributi", che vuol dire coordinamento delle idee, sostanza dei contenuti ed incisività della forma. Perchè per ora "Norme e tributi", pur apparentemente "pratica",  richiede alla pubblica opinione la stessa  fatica delle riviste accademiche. Leggere per capire che non c'è scritto nulla. Capire che attraverso di loro non c'è niente da capire. Una piccola anticamera del nulla. Nichilismo giornalistico. 

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