Riforma fiscale: avviso ai governanti

In materia tributaria abbiamo vissuto troppo di effetto di annuncio, di leggi fatte per i comunicati stampa, inefficaci e inefficienti sul piano della determinazione della ricchezza. Il governo deve avviare un circolo virtuoso tra "contenuti" e "comunicazione" , comunicando i primi senza essere schiavo della seconda. Per capire a quale sostanza dirigersi è utile un breve post con alcuni rinvii 

1) La  riduzione della spesa pubblica è un bello slogan, ma

la nostra spesa pubblica non è particolarmente elevata , al netto degli interessi, rispetto ad altri paesi  europei, e la vera sfida, come indicavamo in questo post,  è "renderla produttiva", dotandola al tempo stesso di responsabilizzazione e  spirito di iniziativa, soprattutto per 

2) prendersi dei rischi nella riduzione della spesa, compreso che "qualcosa vada storto", perchè gli sprechi e le inefficienze che rendono improduttive le spese sono intrecciati con le spese utili, e non c'è un capitolo "sprechi tagliare qui"

3)  riconoscere che le aziende non sono "grandi evasori", ma grandi esattori del fisco, e che casomai possono evadere i loro "padroni" che hanno bisogni personali ma che comunque

4) La massa di ricchezza non registrata è dove le aziende non arrivano ed è quella la zona che deve essere presidiata dagli uffici tributari e per questo 

5) Bisognerebbe smettere di sprecare  i controlli sul diversivo dell'evasione interpretativa, e delle contestazioni a come è stata inquadrata fiscalmente la ricchezza visibile.

6 ) abbandonare l'illusione di determinare ragionieristicamente la ricchezza dove le aziende non arrivano, recuperando la tradizione delle stime e delle valutazioni, anche con i moderni indizi  contabili (qui la tracciabilità), riprendendo valutativamente il controllo del territorio attraverso stime sistematiche per ordine di grandezza

7) Abbandonare il mito del gettito passato  che comunque ormai è perduto, e capendo che l'intervento del fisco deve guardare al futuro, 

8) mettere subito in soffitta il redditometro di massa, che è contronatura, perchè la ricchezza si determina bene dove si produce, non disperdendosi nei mille modi  in cui la si spende, 

9) Deprocessualizzare il diritto tributario, riorganizzando il contenzioso amministrativo sulla stima della ricchezza non registrata, estendendo l'ambito della mediazione fiscale

10) rilanciare la richiesta amministrativa delle imposte, parlando il meno possibile di lotta all'evasione, di criminalizzazioni dei lavoratori indipendenti e degli  imprenditori, che , rispetto al modestissimo volume di intervento sulla ricchezza non registrata, dichiarano in media importi molto significativi.  

11) comprendere che la tassazione patrimoniale possibile è stata già fatta "attraverso le aziende" (vedi questo post), e che una tassazione patrimoniale generalizzata , sul patrimonio complessivo aggregato del contribuente, non potrebbe essere delegata alle aziende, e la macchina fiscale non è in grado di gestirla e quindi

12) Rivitalizzare nei limiti del possibile l'imposta sulle successioni, come forma di patrimoniale "gestibile", facendo leva sui passaggi formali di ricchezza, e sulla situazione economica delle persone, in sinergia con l'accertamento sintetico (chi contesta  l'accertamento sintetico basato su incrementi patrimoniali  in base a trasferimenti informali dei genitori o di terzi deve pagare il tributo successorio, purchè non abbia già pagato quello di registro sugli immobili).

13) tener presente che la tassazione patrimoniale è un ripiego per quando non si conoscono, o sono del tutto eventuali in futuro, i redditi. Sulle rendite finanziarie però i redditi si conoscono benissimo, attraverso gli intermediari, e quindi tanto vale tassare quelli. Senza tassare in conto patrimonio anche chi ha perso in linea reddito, ed essere quindi costretti a tener bassa l'aliquota.

14) Sarebbe apprezzato dai mercati e sarebbe logico perequare l'aliquota sui titoli di stato a quella di tutti gli altri titoli finanziari elevandola al 20 percento. Ulteriori inasprimenti di questa aliquota potrebbero riferirsi solo alle plusvalenze anzichè agli interessi, le quali possono avere una forte componente speculativa. Qui si potrebbe tranquillamente portare l'aliquota al 30 percento con l'indicizzazione del capitale all'inflazione e lo zoccolo minimo (nonostante l'indicizzazione) dell'aliquota del 20 percento. Vedi questo post più approfondito su fondazione studi tributari.

15) Piccola riforma anche sulle plusvalenze immobiliari ultraquinquennali, da tassare (con indicizzazione), valutando l'esenzione dell'abitazione (era già stato ipotizzato dal governo 2006-2008)

16) Riforma attività indipendenti non organizzate ai fini IRAP con parificazione del lavoro quale che sia la forma giuridica: quindi esclusione da IRAP per il fornitore, ma senza deduzione IRAP per il cliente-impresa.  

Intanto queste indicazioni possono sdrammatizzare il problema, e l'evasione fiscale, che non è tanto una perversione privata, ma una delle tante disfunzioni  organizzative pubbliche, come diciamo nelle schede PPt allegate a quest'altro post.

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