Preventivo d’imposta? Follia collettiva da sindrome di onnipotenza legislativa

Le espressioni indicate nel titolo sembrano "marketing politico", schizofrenicamente pronunciato dagli stessi soggetti che, parlando di "grandi evasori" puntano l'indice accusatore sulle multinazionali e annunciano "programmi di recupero" per la grande azienda, in realtà il vero esattore del fisco .  Si passa da uno slogan grossolano ad un altro -uguale e contrario-  in un vortice schizofrenico di cui è specchio fedele "il nulla quotidiano" (il sole 24 ore di oggi) , in cui si divaga sul  "preventivo di imposta". Qualcuno dovrebbe spiegare che il fisco preleva una "quota di ricchezza", il cui ammontare non può essere determinato "ex ante". E' assurdo confondere il preventivo per sostituire una caldaia , dove si sa quale lavoro occorre fare, col fantomatico "preventivo di imposta", che può essere solo una aliquota, una percentuale di una grandezza da determinare in futuro.  Il preventivo di imposta c'è già ed è il 27 percento di ires più il 4 di IRAP più il 21 di IVA. Il fisco infatti non prende "una somma", prende "una quota", anzi una "aliquota". L'aliquota di applica su una ricchezza da determinare "a consuntivo", come se il fisco fosse un socio, un associato in partecipazione. Proprio sulla determinazione della ricchezza ai fini tributari si indirizzano tutte le possibili controversie , che chiamiamo l'inferno del dichiarato,  non prevedibili ex ante. L'unica certezza, non per le aziende, ma per gli imprenditori, è che, se hai il fegato di distorcere la realtà e non ti chiami Berlusconi, nessuno sarà capace di scoprire l'imbroglio. In compenso, tutto quello che dichiari potrà essere reinterpretato e usato contro di te, in nome della legalità dell'imposizione e della indisponibilità del credito tributario. Dell'unica cosa che rende attraente questo paese, cioè la possibilità di imbrogliare senza che nessuno se ne accorga, le multinazionali non possono fruire, perchè non possono permetterselo per motivi interni. Le multinazionali vorrebbero solo che tutto quello che registrano non venisse reinterpretato e distorto dai bizantinismi legalistici che conosciamo bene, in quei processi verbali di disquisizione che sono la versione amministrativa della pubblicistica tributaria in cui si parla senza dire nulla. Desta stupore che il governo pensi di cambiare tutto questo per legge! Certo però che questo "destinazione Italia" è lo specchio fedele di un rapporto drammatizzato e ormai insostenibile tra istituzioni e imprese (dove quelle italiane sempre più spesso giustamente prendono "destinazione estero"). Un rapporto che essere rasserenato solo recuperando il buonsenso , col diverso atteggiamento verso la legge di cui parliamo in questi siti. Ma ne dubito. La malattia mentale, col virus del "non pensiero" diffuso dall'accademia nel resto della società, sta diventando irreversibile. Ma non faccio il profeta di sventure: sarebbe troppo facile.

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