La via processuale si rivolta contro i suoi "teorici" (lo so che è una parola grossa..)

Tante volte abbiamo visto la grossolanità di concepire il diritto tributario in funzione del giudice. Come se il fisco e il contribuente fossero un proprietario e un inquilino, un fornitore e un cliente, un marito e una moglie che litigano, e tra i quali il giudice decide a chi dare ragione. L' accademia processualistica ha trasferito nella tassazione attraverso le aziende, concettualmente complessa,  i vecchi atteggiamenti in cui il processo si innestava raramente su una attività amministrativa che normalmente andava per proprio conto, in modo abbastanza sereno. Gli avvocati, infatti, non si occupano  della fisiologia dell'azione amministrativa in materia di sicurezza, sanità, istruzione, anagrafe, commercio, energia, edilizia e simili.

L'avvocato si occupa invece del Prednisone online momento patologico. E così ha fatto l'accademia processualistico-avvocatesca, che non ha spiegato all'opinione pubblica la tassazione attraverso le aziende. Con la riserva mentale che doveva farlo "Il legislatore" , come fa in tutti i settori suddetti, dedicandosi nel frattempo ad una professione di avvocato resa più lucrosa dalle disfunzioni  della tassazione attraverso le aziende, dalle schizofrenie sociali, dalle drammatizzazioni etc., ma dove  la cattedra era un ottimo biglietto di presentazione relazionale.

Come confermano i libri scritti "per diventare professore" e non "dopo" in modo da spiegare alla società la tassazione attraverso  le aziende. Qual'è stato il risultato? Pare che l'agenzia delle entrate vinca i ricorsi al settanta per cento, che si avvicina al cento per cento quando si tratta di questioni aziendali complesse, proprio  quelle trattate dai professionisti dell'accademia. In materia di pretesa elusione antieconomicità, disquisizioni e varie simmetrie giuridico-contabili. L''accademia ha davvero  fatto scuola nelle istituzioni, perchè i processi verbali e gli avvisi di accertamento riprendono davvero in genere la stessa inconcludente e insinuante enfasi della prosa accademica, finendo  per essere sproloqui senza filo conduttore, difficilissimi da contestare, proprio perchè in apparenza si riferiscono  all'argomento, non parlano di botanica o di gastronomia, ma accostano stralci normativi, eventi pacifici, conclusioni insinuanti, accostamenti suggestivi, in un calderone inestricabile agli occhi di un giudice frettoloso, in una specie di supercazzola giuridico tributaria. E vincono, prima di tutto perchè sono bravi , lo fanno a ragion veduta, mentre gli accademici ci credevano pure e si prendevano sul serio, e poi perchè il giudice frastornato da queste divagazioni e disquisizioni, ci pensa due volte, prima di annullare l'accertamento. Se il giudice non capisce, respinge il risorso, e quindi spesso i verbali e gli accertamenti sono  fatti apposta, sulle questioni di diritto, per confondere, per alzare cortine fumogene, in modo da attirare in trappola l'avvocato di controparte, che cerca di confutarle, contravvenendo  alla legge epistemologica secondo cui è impossibile confutare in modo comprensibile un discorso incomprensibile.

L'unico modo per farlo è cercare di scoprire il gioco, altrimenti scatta la legge di Murphy "non discutere mai con un idiota, la gente potrebbe non capire la differenza". Quindi davanti a due sproloqui senza senso, è normale che il povero  giudice , frastornato e confuso, respinga il ricorso, sapendo di esporsi di  meno. La matrice amministrativistico-economica, trascurata dalla dottrina legalistico-avvocatesca riemerge e si vendica, come le scope dello stregone apprendista, che ha evocato un mostro senza accorgersi di essere incapace di dominarlo. Chi di supercazzola ferisce di supercazzola perisce.  

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